ANCHE I LINFOCITI POSSONO SBAGLIARE

10/04/2009

Intervista al Prof. Angelo Corvetta, internista e reumatologo

Cosa sono e come si curano le malattie autoimmuni

di Lorella Barlaam, articolo uscito su Chiamami Città 8 aprile 2009.

 

Il professor Angelo Corvetta, direttore dell’U.O. di Medicina interna e Reumatologia dell’Ospedale Infermi di Rimini, visita anche presso il Centro Valturio in intramoenia allargata. L’abbiamo incontrato per fare il punto sulle malattie così dette “autoimmuni”, per saperne di più quindi su allergie e malattie reumatiche e sfatare alcuni luoghi comuni.

 

 

Professor Corvetta, lei è specialista in Allergologia e Reumatologia. Cos’hanno in comune?

 

«L’elemento che accomuna le due discipline è l’Immunologia, che studia  funzionamento e patologia del sistema immunitario. I “sistemi” corporei (come quello cardiovascolare) sono formati da organi ben definiti; il sistema immunitario, che ci deve difendere da agenti nocivi provenienti dall’esterno, è fatto di cellule, i linfociti del sangue, che nei confronti degli agenti esogeni incontrati (germi, batteri) innescano una reazione, detta  immunitaria, per neutralizzarli.»

 

 

Cosa succede invece nelle malattie reumatiche e nelle allergie?

 

«Nel caso delle malattie reumatiche autoimmuni il linfocita “si sbaglia” e attacca qualcosa di nostro, innescando un meccanismo di autoimmunoflogosi, cioè di infiammazione autoimmune. Così l’infiammazione, da meccanismo di difesa mirato all’espulsione dell’intruso, assume carattere cronico e recidivante perchè aggredisce antigeni dei nostri tessuti. Quello che avviene è un errore “qualitativo”. Nel caso delle allergie c’è invece un errore di tipo “quantitativo”, l’amplificazione enorme della reazione dell’apparato immunitario verso un allergene. Tutti respiriamo  pollini e produciamo gli anticorpi detti IgE. Ma gli allergici ne producono tantissimi e il contatto tra gli IgE presenti sulla mucosa e l’allergene inalato scatena i sintomi dell’allergia, dalla rinite all’asma. Alla base di entrambe le malattie dunque abbiamo un funzionamento difettoso del sistema immunitario.»

 

 

Perché avviene questo “errore”?

 

«Per una serie di ragioni, genetiche e ambientali. C’è una base genetica, cioè una tendenza geneticamente determinata a produrre reazioni autoimmuni e un cofattore ambientale, che nell’allergia è facilmente identificabile (allergene). Più difficile evidenziare le cause ambientali nelle malattie reumatiche.»

 

 

Dove colpisce la malattia reumatica?

 

 

«Se è vero che le malattie reumatiche riguardano per lo più l’apparato locomotore (membrana sinoviale, cartilagine, capi ossei articolari, tendini e muscoli) l’infiammazione autoimmune reumatica può colpire qualunque organo e apparato. Ad infiammarsi possono essere anche i tessuti connettivi, che “tengono insieme” le cellule che compongono i nostri organi e apparati, causando le connettiviti, una famiglia di malattie il cui pattern clinico è molto diverso, e la cui clinica dipende dalle singole malattie; il lupus può colpire ogni organo, ci sono poi la dermatopolimiosite e la sclerodermia che colpiscono prevalentemente cute e muscoli, etc.»

 

 

Quali sono le cure?

 

«Nella terapia si possono usare antiinfiammatori come aspirina e derivati come i corticosteroidi, come modo diretto per ridurre l’infiammazione innescata dalla reazione del sistema immunitario. Con l’azione di immunosoppressori si può ridurne l’intensità, mettendo “a riposo” i linfociti. Esiste anche una nuova generazione di farmaci “biologici”, anticorpi monoclonali prodotti in laboratorio che agiscono contro il TNF, che è il fattore che alimenta il ruolo dell’infiammazione. Sono farmaci potenti con effetti collaterali importanti, bisogna valutarne costi e benefici. Occorre soprattutto stabilire una strategia d’intervento, partendo magari dai farmaci di più basso profilo in cui l’effetto terapeutico magari è inferiore, ma c’è meno incidenza di effetti collaterali.»

 

 

E per alleviare i sintomi?

 

«La terapia risolutiva è quella farmacologica, i pazienti possono però giovarsi di strumenti che li facilitino nelle azioni quotidiane, compromesse dalla malattia reumatica, per convivere al meglio con la malattia. A questo si può unire la riabilitazione fisioterapica. Che non ha senso nella fase “calda” della malattia, ma una volta spento l’incendio contribuisce senz’altro alla qualità della vita.»

 

 

Da cosa è causata l’allergia?

 

«Come accennato, le allergie hanno una componente ereditaria: tutti noi respiriamo pollini, ma solo una parte di noi diventa allergica, e in questa selezione c’entra molto la predisposizione genetica. Diverso è il caso degli allergeni cui non siamo esposti tutti in modo analogo, che stimolano una produzione di antiallergeni anche in chi non è predisposto. Se parliamo di allergeni comuni però la genetica ha un ruolo preponderante: in tutte le malattie a base immunologica c’è sempre una predisposizione genetica e cause ambientali scatenanti.»

 

 

C’è stato un aggravarsi delle allergie al mondo d’oggi?

 

 

«La polluzione atmosferica, ad esempio quella data dalle polveri sottili, non causa direttamente allergia ma un’irritazione che favorisce l’allergia. L’immissione di nuove sostanze nell’ambiente ha moltiplicato il numero delle allergie potenziali, alcuni meccanismi predisponenti l’allergia, come l’irritazione delle mucose si sono aggravati. L’inquinamento ha inoltre un’azione mutagena rispetto agli allergeni, che tendono ad essere più potenti se inalati nella città piuttosto che in campagna.»

 

 

Quali sono i sintomi allergici?

 

 

«Dai sintomi respiratori come sternuti e difficoltà respiratoria da asma, ai crampi adominali e diarrea nelle allergie alimentari, alle eruzioni cutanee   (orticaria e dermatiti da contatto). Fino ad arrivare allo shock anafilattico, una grave caduta della pressione arteriosa causata da una violenta reazione allergica, in soggetti già esposti una volta all’allergene (ad esempio al veleno di api e vespe), che hanno sviluppato una gran quantità di anticorpi: la reazione a una seconda esposizione è sistemica, coinvolge cioè ogni singolo apparato corporeo. Se c’è stata una reazione locale abnorme in occasione di qualche puntura, bisogna cautelarsi imparando ad usare e portando con sé adrenalina autoiniettabile. Esistono a questo riguardo tests diagnostici come le prove allergologiche cutanee o tests di laboratorio come il RAST che consentono di accertare in modo preciso il tipo di allergia che scatenato la sintomatologia del paziente.»

 

 

Come si curano le allergie?

 

 

«Anzitutto bisognaidentificare l’allergene, poi valutare la gravità della sintomatologia clinica, per stabilire strategia di cura e intensità dei rimedi. Individuatol’allergene  si può bonificare l’ambiente, ad esempio evitando  l’accumulo di polvere in caso di allergia agli acari. Se la profilassi ambientale non è possibile o si rivela insufficiente, si ricorre agli antistaminici, che riducono l’ampiezza dell’infiammazione, oppure ai corticosteroidi. Un altro modo per attenuare l’allergia è il vaccino. Una volta individuato l’allergene se ne somministrano dosi minimali in via sottocutanea, provocando una risoposta immunologica diversa, con la formazione di anticorpi IgG. Il vaccino non funziona immediatamente, però, la vaccinoterapia dura anni.

 

Esiste inoltre una nuova terapia con gli anticorpi monoclonali anti IgE, che può rivelarsi risolutiva in pazienti che hanno un’asma allergica refrattaria a tutti i presidi terapeutici: è un’arma che va usata selezionando bene i pazienti e valutandone bene costi e benefici.»