LA COLONNA COSI' ROBUSTA E COSI' DELICATA

16/06/2009

Chirurgia vertebrale: intervista al Dott. Donati Roberto

L’ernia del disco è la patologia più comune

 

di Lorella Barlaam, articolo uscito su Chiamami Città il 3 giugno 2009.

Il dott. Roberto Donati, laureato a Bologna in medicina e chirurgia nel 1982, si è specializzato in Neurochirurgia nel 1988 a Pavia, e ha fatto il suo apprendistato per sette anni al Bellaria di Bologna. Opera all’Ospedale Bufalini di Cesena, uno dei Trauma Center d’eccellenza della nostra regione, dalla creazione del reparto di Neurochirurgia, nel 1988. Da parecchi anni al Bufalini ricopre l’incarico ad alta professionalità per la chirurgia vertebrale. Il dottor Donati visita a Rimini presso il Poliambulatorio Valturio. “Mi occupo in particolar modo di chirurgia vertebrale cioè di tutte le patologie che affliggono la colonna vertebrale e il suo contenuto, midollo spinale e radici nervose.”

 

 

Dottor Donati, come è fatta la colonna vertebrale?

 

«La colonna è l’impalcatura ossea del corpo, formata da 34 vertebre con caratteristiche diverse a seconda del tratto (7 cervicali, 12 dorsali, 5 lombari, 5 sacrali, 5 coccigee). Nell’insieme consideriamo la colonna come una struttura dinamica con elementi passivi come le ossa o i legamenti ed elementi attivi come i muscoli.La funzione della colonna è una funzione di sostegno e di protezione delle strutture nervose in essa contenute.»

 

Quali sono le patologie che interessano la neurochirurgia?

 

«Principalmente patologie a carattere degenerativo come le ernie del disco, le instabilità degenerative del rachide, l’artrosi vertebrale, le patologie neoplastiche primitive e metastasiche che interessano l’osso e le strutture nervose, e le patologie di origine traumatica o malformativa. Non esiste un vero e proprio confine con l’ortopedia, anche se il neurochirurgo ha più confidenza con le strutture nervose, e si fa sempre più strada il concetto di chirurgo vertebrale, come branca particolare.»

 

 

La patologia più frequente?

 

«L’ernia del disco lombare è quella più riscontrata. L’ernia - una rottura o un indebolimento dell'anello fibroso del disco, cui consegue la dislocazione del nucleo polposo - può essere anche cervicale e dorsale, con implicazioni cliniche diverse. A livello lombare ci sono disturbi a carico degli arti inferiori, che raramente esitano in problemi importanti. Se nell’ernia cervicale è interessato il midollo spinale, ne conseguono problemi di mobilità a tutti e quattro gli arti. E’ una patologia che può insorgere  a ogni età.»

 

 

Come si trattano le patologie vertebrali?

 

«Il più delle volte cerchiamo di trattare la patologia degenerativa in modo conservativo, attraverso la terapia del dolore, terapie fisiche riabilitative. Nel caso dell’ernia del disco lombare e cervicale senza compromissione del midollo per lo più l’intervento non è necessario; l’ernia ha in genere un’evoluzione benigna,  va verso il riassorbimento spontaneo.

 

 

Altrimenti, nel caso in cui il dolore sia persistente e invalidante si ricorre a un intervento chirurgico. Gli interventi possibili sono tanti, bisogna individuare quello più idoneo per ogni tipo di paziente. E’ difficile riassumere in poche parole: oggi sono possibili interventi di stabilizzazione vertebrale, da qualche anno si impiantano dispositivi interspinosi e persino protesi di disco per non bloccare le vertebre e garantire il movimento. Noi pratichiamo la “microdiscectomia”, una tecnica chirurgica che permette l'asportazione di un disco vertebrale degenerato attraverso una piccola incisione, usando il microscopio operatorio. Una tecnica che si pratica in anestesia generale, che ha una vasta validazione scientifica e permette di dimettere il paziente il giorno dopo l’operazione. Per far questo occorre avere dimestichezza con le tecniche chirurgiche ed esperienza in questo campo. A Cesena è possibile eseguire tutte le tecniche consolidate, di provata efficacia: noi non facciamo chirurgia sperimentale e non applichiamo tecniche mininvasive come il laser e l’elettroterapia intradiscale, che non hanno una validazione scientifica: non ci sono cioè lavori scientifici seri basati su una valida  casistica che stabiliscano una reale utilità di queste pratiche. La colonna nuova non la fa nessuno, ma è possibile sistemare il punto che si considera sintomatico. Io sono poco interventista, ma un intervento può essere decisivo per migliorare la qualità della vita, in caso di metastasi invalidanti o che provochino molto dolore o anche nell’artrosi. Il nostro obiettivo intervenendo è sempre migliorare la vita del paziente, renderlo più autonomo.»

 

 

Quale recupero è necessario dopo l’operazione?

 

«Ci vogliono 30 giorni circa di convalescenza per l’ernia, durante i quali si può camminare, uscire ecc. Noi consigliamo un supporto fisiatrico a chi arriva già con deficit motorio, e la rieducazione funzionale del rachide lombare per cercare di rafforzare i muscoli della colonna e per imparare a usarla bene.»

 

 

Chi deve fare una visita neurochirurgica?

 

«Una visita neurochirurgica è consigliabile per tutti coloro che hanno problemi sia cerebrali che alla colonna vertebrale, in cui le indagini abbiano individuato una patologia degenerativa, neoplastica o esiti di trauma. Ed è bene farla, come visita di II livello, nel caso di disturbi complessi, a volte conviene farla prima ancora di sottoporsi ad accertamenti, per orientare correttamente gli stessi. Ad esempio, in caso di atassia, incontinenza e decadimento mentale in tarda età invece di esaminare ogni problema singolarmente si può riscontrare un problema di idrocefalo normoteso, una patologia endocranica con dilatazione dei ventricoli cerebrali per accumulo di liquido cefalo-rachidiano. In questo caso l’anamnesi e la visita sono importanti per fare un diagnosi differenziale.»

 

 

Quali sono le buone pratiche di prevenzione?

 

«Evitare situazioni che comportino un eccessivo stress della colonna, come sollevare pesi a strappo, e cercare di sollevarli invece piegandosi sulle gambe, portando i pesi vicino al corpo per non flettere la colonna, perché la flessione anteriore sollecita i dischi. E naturalmente curare lo stile di vita, con un’attività fisica adeguata – ottimo il nuoto - evitando il sovrappeso. Come nella gran parte delle patologie, uno stile di vita equilibrato è fondamentale.»