PER TOGLIERCI QUEI PESI DALLO STOMACO

26/08/2009

Intervista al Dott. Mauro Giovanardi

La gastroenterologia ha fatto molti passi avanti sia nelle cure che nella prevenzione

di Lorella Barlaam, articolo uscito su Chiamami Città il 26 agosto 2009.

Gastroenterologia: per saperne di più siamo andati a intervistare il dottor Mauro Giovanardi, specializzato in Medicina interna, Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva, medico dell’U.O. Gastroenterologia-Endoscopia Digestiva dell’Ospedale "Infermi" di Rimini, e responsabile di branca presso il Poliambulatorio Valturio.

Dott. Giovanardi, il gastroenterologo…

«… è il medico che si occupa in modo specifico delle malattie dell’apparato digerente, con competenze di tipo clinico e strumentale, di endoscopia digestiva ed ecografia. Un’altra metodica di competenza del gastroenterologo è la videocapsula endoscopica, che ha però indicazioni d’uso precise e limitate allo studio diagnostico  dell’intestino tenue, e non sostituisce l’endoscopia – cioè la gastroscopia e la colonscopia - che sono metodiche sia diagnostiche che operative. Nell’eseguirle oggi si cerca di causare il minor fastidio possibile: l’invasività è implicita, i disagi per il paziente  possono essere attenuati dalla sedazione e sedoanalgesia.»

Reflusso, il male più comune

Le patologie più comuni?

«La malattia da reflusso gastroesofageo è una delle più frequenti: sintomi da reflusso possono interessare fino al 20% della popolazione, e manifestarsi anche in età pediatrica. Il “reflusso” è il passaggio di contenuto gastrico in esofago. E’ un fenomeno che si verifica fisiologicamente anche  nei soggetti normali, ma se la sintomatologia è frequente e duratura si può parlare di malattia. In generale i sintomi di “cattiva digestione”, che indichiamo come dispepsie e che il paziente descrive  comunemente come sensazione di pesantezza dopo il pasto sono di osservazione frequente nell’ambulatorio del gastroenterologo e possono dipendere sia da cause organiche che da cause funzionali.»

I sintomi del reflusso?

«I sintomi tipici sono la sensazione di bruciore a livello epigastrico (bocca dello stomaco) che risale verso l’alto e talora fino in gola, e il rigurgito. A volte il reflusso causa sintomi come tosse, raucedine o dolore toracico simile al dolore di origine cardiaca, che insorge però collegato allo sforzo fisico, con situazioni di rischio preesistenti a carico dell’apparato cardiovascolare. Il dolore da reflusso può essere simile ma è alleviato dagli antiacidi, e non è direttamente correlato con uno sforzo. Piuttosto cattive abitudini alimentari o di vita come  pasti copiosi con molti grassi o coricarsi subito dopo aver mangiato possono favorire o aggravare la sintomatologia.»

Consigli?

«Occorre fare pasti più leggeri in particolare la sera, evitare il fumo e i cibi che possono provocare reflusso come cioccolato, menta, fritti, spezie, caffé ed alcol, bevande gassate: ricordando di fare attività fisica, perché il sovrappeso favorisce il reflusso. Può essere utile anche alzare la testata del letto per dormire con il busto un po’ sollevato. Con queste attenzioni il disturbo può attenuarsi e si può ridurre la necessità di ricorrere ai farmaci»

Si fa presto a dire gastrite

E le “classiche” ulcera e gastrite?

«La malattia ulcerosa non correlata agli effetti di farmaci gastrolesivi  è in calo perché si è scoperta la stretta associazione con un batterio, l’helycobacter pylori, presente  nel 90% delle ulcere duodenali e in almeno l’80% di quelle gastriche, e disponiamo di validi schemi terapeutici per l’eradicazione del batterio. Resta rilevante il ruolo dei farmaci gastrolesivi, in particolare gli antiinfiammatori che possono causare queste ulcere come effetto collaterale.

Il termine “gastrite” nel linguaggio comune designa ogni disturbo che ci colpisce dall’ombelico in su, in realtà si può parlare di  gastrite solo quando c’è una infiammazione della parete dello stomaco: molto spesso quello che viene definito gastrite non lo è. Anche le gastriti sono spesso  correlate alla presenza dell’helycobacter o all’uso di farmaci, poi ci sono forme particolari come per esempio le gastriti autoimmuni o da malattie di altri organi che coinvolgono secondariamente lo stomaco.»

Quando bisogna andare dallo specialista?

«L’insorgenza di sintomatologie come anemia non bene spiegata, calo dell’appetito e vomito dopo il pasto, dimagrimento, difficoltà di deglutizione, sensazione retrosternale che il bolo si arresti, stipsi importante di recente insorgenza o sanguinamenti inspiegabili fa pensare che ci sia bisogno dello specialista e di accurati accertamenti diagnostici, cui si dovrebbe essere indirizzati dal proprio medico di famiglia. Il primo step è la visita ambulatoriale, durante la quale secondo me è importante che la persona possa raccontarsi con i suoi tempi. La visita comporta l’esame obiettivo del paziente, la spiegazione degli indirizzi diagnostici e le indicazioni di comportamento, con le terapie farmacologiche o gli approfondimenti che è necessario fare, come l’ecografia o l’indagine endoscopica.»

L’importanza dello screening

E per la prevenzione oncologica?

«Dal marzo 2005 è stato varato un programma di screening dei tumori del colon retto - tanto più curabili quanto più diagnosticati precocemente - su base regionale, rivolto a tutti i cittadini di età compresa  fra  50 e 69 anni, maschi e femmine, di cui sono responsabile per l’ASL di Rimini.

La parte organizzativa è gestita dal Centro Screening della Unità Operativa di Oncologia, gli esami endoscopici si eseguono presso  la nostra Unità Operativa di Gastroenterologia che si articola sui Presidi Ospedalieri di  Rimini, Santarcangelo Riccione e  Cattolica, con un reparto di degenza all’Infermi di Rimini e un  ambulatorio su ogni Presidio per endoscopie, visite ed ecografie. Tutti i soggetti in fascia di età ricevono una lettera-invito ad eseguire il test per la ricerca  del sangue occulto nelle feci: basta recarsi in farmacia con la lettera per ritirare il kit, e riconsegnare  il campione in uno dei punti di raccolta indicati sulla lettera stessa. Se il test risulta negativo si viene invitati a ripeterlo dopo due anni. In caso di positività si viene richiamati e invitati a eseguire la colonscopia, che consente di fare un’esplorazione del colon e di individuare i polipi, che possono essere precursori del tumore e che vengono generalmente asportati nel corso dell’esame stesso. Anche nei casi meno fortunati in cui si individua la presenza del tumore questo viene diagnosticato generalmente in fase precoce con ottime probabilità di guarigione con un adeguato trattamento.

Non bisogna avere paura di fare il test - su 100 persone che si sottopongono alla ricerca del sangue occulto solo il 6/7% è positivo e nella maggior parte dei casi la positività non è correlata a patologia maligna  - e bisogna sfatare l’alone negativo che la colonscopia si porta dietro: oggi nei nostri ambulatori viene eseguita con la sedo-analgesia che toglie dolore e sofferenza. La prevenzione e la diagnosi precoce sono le migliori armi che abbiamo a disposizione per sconfiggere  il tumore, e perché i progetti di screening abbiano successo bisogna che aderisca il maggior numero di persone.»