COME RIPARARE LA NOSTRA MACCHINA FOTOGRAFICA

23/10/2009

Intervista al Dott. Cappuccini Luca

Interventi sempre meno invasivi per curare le patologie della cornea

di Lorella Barlaam, articolo uscito su Chiamami Città il 20 ottobre 2009.

Nello scorso numero il dott. Luca Cappuccini, direttore dell’U.O. oculistica e direttore del dipartimento Chirurgia generale e specialistica dell’ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia, ci ha spiegato le patologie del cristallino e della retina. Per completare il percorso facciamo con lui il punto sulla cornea.

Cos’è la cornea, dott. Cappuccini?

«E’ una “lente” trasparente che copre l’iride e funziona come l’obiettivo di una macchina fotografica, permettendo ai raggi luminosi di raggiungere la retina. E’ composta da vari strati di cellule, il più spesso dei quali è a sua volta costituito dalle così dette “lamelle stromali”. E’ il tessuto sul quale si può intervenire con il laser, modificandone la curvatura per correggere i difetti visivi di tipo refrattivo, se il paziente è idoneo, con cornee sane e un difetto non troppo elevato.»

Quali sono le patologie corneali?

«Se la cornea si opacizza o si deforma, per traumi o patologie, non è più in grado di espletare la sua funzione. Le patologie di tipo degenerativo, come il cheratocono – la più diffusa - deformano progressivamente la cornea e hanno spesso caratteristiche ereditarie. Un altro problema sono le lesioni traumatiche, fisiologicamente riparate da una cicatrice che, essendo fibrosa, modifica la trasparenza della cornea. Ce n’è una larghissima casistica in età pediatrica, e sono purtroppo assai frequenti negli incidenti sul lavoro.»

Quale terapia per le malattie degenerative?

«E’ importante una diagnosi precoce per valutarne la prognosi, perché non necessariamente sono presenti alla nascita, e si manifestano intorno ai 17/18 anni. Nel cheratocono allo stadio iniziale ha dato buoni risultati il Cross linking, una terapia che irrobustisce i tessuti corneali attraverso la riboflavina irradiata con raggi ultravioletti di tipo A. Ma la maggior parte delle patologie corneali ha soluzione chirurgica, in particolare attraverso il trapianto di cornea. La sostituzione della cornea a tutto spessore - cheratoplastica perforante - si pratica dal ‘900. Il rischio di rigetto è molto più basso che negli altri trapianti, perché la cornea non è vascolarizzata e non c’è bisogno di istocompatibilità del donatore, e la qualità e reperibilità delle cornee è buona: dagli anni ’90 è stata istituita nella nostra regione una “banca” dove le cornee donate affluiscono dopo l’espianto e vengono esaminate, per essere poi ridistribuite nei centri in cui si effettuano i trapianti.»

Quali le ultime frontiere del trapianto di cornea?

«Negli ultimi anni c’è stato un cambiamento nell’approccio chirurgico, verso una sempre minore invasività e un recupero postoperatorio più veloce. Per ovviare alle criticità della “cheratoplastica perforante”, che ha comunque come conseguenza un forte astigmatismo e la necessità di una lunga riabilitazione, si sono sviluppate delle tecniche chirurgiche avanzate, le “cheratoplastiche lamellari”, che sostituiscono solo lo strato compromesso, riducendo il rischio di astigmatismo e di rigetto, con una riabilitazione nell’ordine di alcune settimane soltanto. La cheratoplastica lamellare oggi è la tecnica d’elezione anche per il cheratocono e la cheratopatia bollosa .»