L' IMPORTANZA DELLA NOSTRA MANO

21/05/2009

Intervista all'ortopedico Dott. Lucchetti Riccardo

“Tante patologie nascono da lavori pesanti e ripetitivi”

 

di Lorella Barlaam, articolo uscito su Chiamami Città il 6 maggio 2009.

Il dottor Riccardo Luchetti, specialista in Ortopedia e in Chirurgia della Mano, è anche consulente presso U.O. di Chirurgia della mano del Policlinico MultiMedica di Milano e professore a contratto presso l’Università degli Studi di Ancona. Il primo in Italia a praticare l’artroscopia del polso, all’avanguardia nell’insegnamento tecnico, tiene corsi a Verona, Barcellona e Strasburgo per la European Wrist Arthroscopy Society (EWAS), di cui è stato presidente. “Sulla chirurgia della mano abbiamo una realtà d’eccellenza esportata a livello europeo” ci ha spiegato. All’attivo ha una ricca bibliografia scientifica, dal testo di riferimento “Artroscopia di polso” (Mattioli 1885) scritto con A. Atzei, all’unico “Trattato di chirurgia della mano” (S.I.C.M.) edito in Italia, di cui è coautore. Il dott. Luchetti è responsabile di branca di Ortopedia presso il Poliambulatorio Valturio, dove visita il sabato mattina e martedì pomeriggio. L’abbiamo incontrato.

 

 

Di quali patologie si occupa?

 

«Sono specializzato nella chirurgia della mano, per cui mi occupo principalmente di quelle patologie reumatiche, degenerative, di origine traumatica e malformative, in cui trovano applicazione le moderne tecniche di artroscopia, chirurgia e microchirurgia. Ma mi occupo naturalmente anche di tutto ciò che riguarda l’arto superiore, e attraverso la visita clinica posso indirizzare il paziente alla migliore soluzione di tipo chirurgico o conservativo.»

 

 

Quali sono le più frequenti?

«Le patologie della mano e del polso sono innumerevoli, e non legate al solo utilizzo usurante durante pratiche lavorative pesanti e ripetitive. Il più delle volte i pazienti chiedono una verifica diagnostica da parte di uno specialista per l'identificazione di un corretto trattamento. La mano è una parte del corpo importante e complessa. La chirurgia della mano si occupa delle malattie acquisite, come cisti o la sindrome del tunnel carpale, molto frequente e con molteplici eziologie, della traumatologia e delle malformazioni. Queste, quasi sempre perinatali, sono le più difficili da trattare, e chiedono centri specializzati nella cura dei piccoli pazienti, come quello di Milano con cui collaboro. Le fratture, fino a qualche anno fa, venivano immobilizzate mediante gesso, senza o con sufficiente riduzione corretta e la cura delle lesioni associate. Adesso il progresso nelle tecniche può dare risposte ottimali, con un migliore e più precoce recupero della funzionalità. Si può “guardare dentro” l’arto con l’artroscopia, la microchirurgia consente di applicare sottilissime placche con piccole incisioni. Nel tempo, si è allargata l’indicazione chirurgica, perché abbiamo la possibilità di compiere interventi mirati che ci permettono di ridurre lo stress operatorio e i problemi per tendini e vasi. Le fratture da incidenti sul lavoro sono le più complesse e massive, con esito chirurgico, spesso con lesioni di tendini da taglio, o schiacciamento che coinvolge tutti i tessuti, che possono anche andare in necrosi.»

 

 

Chi viene a farsi visitare?

 

«Da me i pazienti vengono in seconda battuta, quando già hanno avuto una lesione e sono stati già trattati in medicina d’urgenza, per indagare su complicanze insorte, come infezioni e consolidamenti ossei che non sono avvenuti, o perché non sono stati informati bene. Presso il Poliambulatorio Valturio io visito per orientare il paziente alla sede più idonea in cui continuare il trattamento, per valutare la necessità di un’operazione - nelle case di cura provviste delle adeguate attrezzature - e ne seguo la riabilitazione postoperatoria.»

 

 

Quanto è importante la riabilitazione funzionale dopo un intervento alla mano?

 

«La chirurgia della mano è una disciplina complessa e multifattoriale; il chirurgo segue la mano dal punto di vista della traumatologia ed ortopedia, microchirurgia, chirurgia vascolare, neurochirurgia, chirurgia plastica e reumatologica. E dopo l’intervento chirurgico è fondamentale una riabilitazione specifica con personale altamente qualificato, per ritrovare la funzionalità dell’arto. Il terapista della mano deve saper trattare il paziente dopo l’operazione  ed essere in grado di dirmi se qualcosa non va. Io sono in contatto costante col fisioterapista, che istruisco io stesso. E’ un lavoro molto particolare, e delicato, che ha bisogno di un aggiornamento costante. Il team vincente è quello composto dal chirurgo con il suo riabilitatore, in feedback continuo. La riabilitazione può, in caso di pazienti anziani o debilitati, creare un giusto equilibrio funzionale senza dover arrivare all’intervento chirurgico risolutore. Qui al Poliambulatorio ho i miei riabilitatori, Matteo Ficini e Annalisa Sama, in grado anche di preparare il “tutore” su misura per ognuno, in vista di un ottimale recupero funzionale dell’arto.»

 

 

Lei è stato il primo a praticare l’artroscopia del polso in Italia

«L'artroscopia del polso e delle piccole articolazioni è stata proposta per la prima volta da Chen nel 1979. In Italia abbiamo cominciata ad usarla a San Marino, applicando quella che era una tecnica per l’esplorazione delle grosse articolazioni alla chirurgia della mano. La prima importante presentazione sull’argomento è stata al Congresso Nazionale di Chirurgia della Mano di Roma del 1999. È una tecnica che si è diffusa rapidamente, in quanto la visione diretta non lascia dubbi diagnostici. Il polso è piccolo e tutti gli esami di diagnostica per immagini usati per indagarlo, dall’ecografia alla risonanza, lasciano fuori qualche aspetto; ad esempio, l’ecografia vede solo i tessuti molli, la radiografia l’osso, vanno associate per definire la patologia. L’artroscopia permette di vedere direttamente l’interno dell’articolazione e fornisce elementi su come intervenire, e di intervenire con il minor danno possibile.»

 

 

Come si svolge l’esame?

 

«Tutti i polsi dolorosi, sia acuti che cronici, dovrebbero passare prima attraverso un'attento iter clinico e radiodiagnostico L’artroscopia è un intervento chirurgico ma la tecnica è mininvasiva. Quella diagnostica viene fatta ambulatorialmente, con un’anestesia di plesso, e consente un pronto recupero. Le operazioni fatte in artroscopia richiedono un recupero funzionale simile a quello delle altre operazioni chirurgiche.»

 

 

Quali sono le buone pratiche per proteggere le articolazioni?

 

«Bisogna stare attenti a come si usa la mano: una continua vibrazione causata da strumenti di lavoro può essere dannosa, in ambito sportivo occorre pensare a un’attività costante, dolce, senza microtraumi ripetuti. Occorre usare la mano senza “massacrarla” con attività violente che distruggono i tendini, curare bene le patologie generali, come il diabete, che possono arrecare danni alle articolazioni.»

 

 

Quanto è importante il consiglio dello specialista?

 

«Il consiglio che dò è accettare la diagnosi dell’urgenza del Pronto Soccorso, ma consultare uno specialista quanto prima, per avere una conferma del trattamento che garantisca al paziente che la direzione in cui si sta andando è quella giusta. Se necessario è meglio correggere subito il tiro, se si comincia a lavorare nella riabilitazione in modo sbagliato si amplificano i danni: prima si interviene correttamente prima e meglio si recupera.»