COME MIGLIORARE L'ULTIMA PARTE DELLA DIGESTIONE

03/07/2009

Intervista al Dott. Canuti Stefano

Una dieta corretta e una vita attiva possono allontanare il rischio di emorroidi e coliti

 

di Lorella Barlaam, articolo uscito su Chiamami Città il 1 luglio 2009.

Il dott. Stefano Canuti, specializzato in Chirurgia Generale e Chirurgia Vascolare, nel 1980 ha attivato il Centro di Riabilitazione Stomizzati e l’Ambulatorio di Proctologia presso l’Ospedale Infermi di Rimini, è stato poi responsabile del Modulo elevata professionalità di Chirurgia Coloproctologica e quindi Responsabile del Modulo di Rilevanza Dipartimentale di Chirurgia Coloproctologica presso l’Ospedale Ceccarini di Riccione. E’ attualmente Responsabile del Raggruppamento Chirurgico e Unità di Coloproctologia presso la casa di cura “Villa Maria” di Rimini. Visita al Poliambulatorio Valturio.

 

 

Dott. Canuti, cos’è la proctologia?

 

«E’ la branca della medicina e chirurgia che si occupa delle malattie del colon retto - coliti, diverticoli, polipi e tumori - e dell’ano, come emorroidi, ragadi, fistole e ascessi anali. Nei primi anni ’80, quando sono andato al St.Mark’s Hospital di Londra per occuparmi in maniera specialistica di questi problemi, la figura del proctologo da noi ancora non esisteva, i problemi proctologici venivano trattati dal chirurgo generale in modo obsoleto. Negli ultimi dieci anni la proctologia italiana si è guadagnata il suo spazio, attraverso nuove tecniche operatorie validate e prese in carico in Europa e America. Come la tecnica di correzione dei prolassi emorroidari e rettali con suturatrici meccaniche messa a punto dal dottor Longo, che ha consentito di ridurre l’invasività chirurgica, con riduzione del dolore postoperatorio e ripresa più rapida. La chirurgia proctologica si occupa anche di interventi di ricostruzione dei muscoli in caso di lesione degli sfinteri, cui segue un’apposita terapia riabilitativa, utile anche nelle stipsi ostinate e nell’incontinenza dovuta all’età avanzata.»

 

 

La tecnica di Longo 

 

Qual è la patologia più frequente?

 

«Senz’altro il prolasso della mucosa del retto e del canale anale e quindi delle emorroidi, che si annuncia con sanguinamenti, dolore e sensazione di pesantezza. Un problema comune a maschi e femmine di tutte le età, legato sovente alla stipsi causata da una nutrizione inadeguata, povera di fibre e liquidi. Ci sono molte tecniche per affrontare il problema, ma quando prevale il prolasso la soluzione è la tecnica di Longo, un vero e proprio “lifting” del canale anale che riposiziona le emorroidi prolassate. Le emorroidi infatti non sono una malattia, ma  “pacchetti” di tessuto vascolarizzato che servono a perfezionare la continenza. Con questa metodica si rispetta l’anatomia del canale anale e si evitano le ferite aperte, causa del dolore postoperatorio. In caso di alterazioni molto avanzate è però necessaria l’asportazione dei “pacchetti” malati.»

 

 

Come curare le emorroidi?

 

«Le emorroidi vanno operate quando cominciano a creare disturbo al paziente con la loro discesa e con frequenti sanguinamenti.

 

 

Ci sono terapie mediche per decongestionare e diminuire i sanguinamenti; per i piccoli prolassi iniziali sono utili le legature elastiche  ambulatoriali. E’ stata abbandonata la crioterapia, che non ha dato i risultati sperati. Le tecniche miniinvasive di intervento che sono state messe a punto fanno sì che il paziente possa usufruire di un intervento più risolutore, con minori disagi.»

 

 

Quali sono le altre patologie?

 

«Le ragadi, ulcere che si formano nel canale anale quando il muscolo perde elasticità, sono un problema legato alla stipsi, talora alla diarrea, spesso a tensione emotiva. La cura è medica, con farmaci che riducono lo spasmo dello sfintere. In caso di recidiva o mancata guarigione l’intervento risolutore è l’anoplastica posteriore mucosa o la sfinterotomia laterale interna, interventi praticabili in anestesia locale, con veloce recupero postoperatorio.

 

 

Sintomo caratteristico della ragade è il dolore acuto al passaggio delle feci, che può durare diverse ore e può essere accompagnato da sanguinamento. Fistole e ascessi sono suppurazioni della regione anoperineale, dovuti all’infezione delle ghiandole del canale anale; l’ascesso è la fase acuta con raccolta di pus, la fistola la fase cronica della malattia. Vengono avvertiti in fase iniziale come dolore e gonfiore con febbre. La terapia è chirurgica, perché gli antibiotici attenuano ma non curano questo tipo di infezioni. Le coliti – ma oggi si parla piuttosto di “sindrome del colon irritabile” – sono infiammazioni del colon, hanno origine per lo più psicosomatica, danno gonfiore e dolori addominali, stipsi o diarrea che si alternano. Anche se i sintomi sono sgradevoli, sono patologie benigne. Può servire andare dallo specialista per escludere altre patologie, come la colite ulcerosa.»

 

 

Quando occorre la colonscopia 

 

Come avviene una visita proctologica?

 

«Dopo l’anamnesi – fondamentale per ricostruire la familiarità nelle malattie di origine neoplastica e per il racconto della sintomatologia del paziente – c’è la visita clinica, che consiste nell’ispezione ed esplorazione rettale digitale e nella anuscopia, eseguita con uno strumento di piccolo calibro che permette di ispezionare il canale anale nella sua parte bassa e media.Attraversola visita si arriva alla diagnosi nel 90% dei casi; occorrono a volte ulteriori accertamenti come l’ecografia trans rettale, o la rettocolonscopia. Vorrei ricordare come oggi, data la complessità che la proctologia ha raggiunto, sia opportuno affidarsi sempre a un medico di vasta e comprovata esperienza.»

 

 

Chi deve andare a fare un controllo proctologico, in presenza di quali sintomi?

 

«Bisogna farsi vedere assolutamente se si vede del sangue alla defecazione, a qualsiasi età. Il sanguinamento è segno anche di malattie benigne, ma non va sottovalutato. In presenza di dolore, prolasso, prurito anale, è bene farsi vedere dal proctologo. Dopo i cinquant’anni lo screening oncologico prevede la ricerca del sangue occulto nelle feci: se il risultato è positivo, occorre provvedere a esami di secondo livello come la colonscopia.»

 

 

Quali sono le buone pratiche di prevenzione?

 

«Uno dei problemi della nostra società civilizzata è aver ridotto le fibre nella dieta, privilegiando i cibi ad alto contenuto calorico, ricchi di zuccheri e proteine e poveri di scorie. La diminuzione di fibre ha ridotto il volume fecale e la velocità di transito intestinale, e viene  abbinata a un modello di vita sedentario e all’impossibilità di rispettare gli orari naturali. Capita spesso di avere lo stimolo a defecare quando non si può esaudirlo, e rimandare per lunghi periodi fa rallentare ancora di più  il transito.

 

 

Nella “sindrome da defecazione ostruita” la stipsi è determinata dal prolasso interno del retto, e i nuovi interventi sul prolasso, come prima accennato, possono risolvere il problema. Per affrontare la stipsi occorre comunque aumentare le fibre nella dieta, bere molti liquidi e ottemperare allo stimolo naturale dando retta ai ritmi del corpo. Chi va di corpo meglio ha meno problemi e meno possibilità di prolasso emorroidario.»